Una madre pressante e soffocante. Un padre inafferrabile ed evanescente. Un boyfriend superficiale e volubile. Delle amiche frivole e insignificanti. Una vita spesa alla ricerca dell’approvazione e dell’accettazione degli altri, spesso tramite rapporti e affetti tanto facili quanto effimeri, per poi tuffarsi a cercare la comprensione di confidenti virtuali nell’asetticità e nella “distanza” della rete. Questa è Yukari: in poche parole, il prototipo di una comune “gyaru” giapponese contemporanea, in balia delle sue paure e insicurezze, vittima di una società patinata, vuota e indifferente, schiava delle apparenze, di ruoli e aspettative preconfezionati. Ma anche il ritratto pressoché universale e apolide di una studentessa come tante, di quelle che anche qui in Italia ognuno di noi potrebbe incrociare passeggiando per strada. Proprio agli antipodi c’è Miki, la sua compagna di banco: ragazza sobria, silenziosa, tutta casa e scuola, dall’apparenza solitaria e disinteressata, al punto da risultarle antipatica e quasi invisa. Eppure, un giorno, accade un fatto inatteso: Yukari, di nascosto, scopre Miki baciare un busto di Marte nell’aula di arte (in un chiaro omaggio a Fuyumi Soryo). Scossa ed elettrizzata dall’inattesa visione, Yukari comincia a provare interesse verso l’impenetrabile compagna, al punto da azzardare i primi approcci verbali con lei. Che sia, per Yukari, l’occasione per uscire dal suo guscio, di instaurare una relazione reale, di riuscire a comunicare davvero ed essere accettata per quello che è e non per quello che gli altri si aspettano sia?